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Immagine del redattoreLucio Brunelli

Dove Cristo si è fatto romano

Aggiornamento: 4 giorni fa

Un libro raccoglie gli stupendi racconti di Paolo Mattei su santi, chiese, strade e varia umanità della città eterna. Scritti brevi, emozioni e sorprese, una Roma ignota, spesso, anche a noi romani.

Questa la prefazione che ho scritto per il libro

 


Nella Divina Commedia, Beatrice conforta Dante dicendogli che in cielo saranno insieme per sempre, cittadini di “quella Roma onde Cristo è romano”. Roma, città storica ed insieme escatologica città del cielo come la “Gerusalemme celeste” vagheggiata dai profeti nell’antico Testamento e da san Giovanni nel libro dell’Apocalisse. Fa impressione sentire il poeta fiorentino parlare di un “Cristo romano”, ma è così, la presenza di Cristo resta eternamente legata a questa città da quando gli apostoli Pietro e Paolo calcarono le sue vie, ne ammirarono la maestosità, versarono il loro sangue per amore del Signore: il primo papa della storia, crocifisso sul colle Vaticano e l'ex persecutore decapitato alle Acque salvie, vicino alla via Ostiense. Una storia che ha cambiato per sempre il volto della città e la forma del cattolicesimo mondiale.

Di questa “cittadinanza romana” di Cristo, Paolo Mattei ci fornisce documenti e segni particolari nel libro che abbiamo tra le mani. Raccoglie suoi articoli pubblicati dal 2019 ad oggi sull’Osservatore romano; alcuni ricordiamo di averli già gustati quando uscirono, altri forse ci sono sfuggiti. Ma disporne ora di una collezione completa e ordinata è davvero un regalo di cui dire grazie all’autore. Sarà emozionante per tutti seguire Paolo in questo suo viaggio sulle tracce lasciate a Roma da secoli di storia cristiana, dal flusso di una Grazia che ha preso il volto di santi, di artisti antichi e moderni, della pietas popolare proprio mentre la Chiesa cattolica si appresta a celebrare un Anno santo che renderà la città eterna meta di milioni di pellegrini. Non è questo libro la classica guida giubilare ai siti più famosi e fondanti del cattolicesimo. Mattei ci fa scoprire i luoghi più nascosti eppure affascinanti, così densi di una memoria delicata e struggente, eppure molto spesso sconosciuti persino ai romani. Ad esempio ci permette di rivivere come in un film le ultime 24 ore di san Lorenzo, il diacono della carità, portandoci nei luoghi che precedettero il martirio, dal carcere al tribunale alla piazza dove i poveri da lui assistiti si radunarono per mostrare agli inquisitori quale fosse la vera ricchezza della comunità cristiana, beni presunti che a Lorenzo si chiedeva di cedere all’imperatore: “ecco, loro sono il tesoro della Chiesa!”.

Così scopriamo chiese e chiesette sorte per ricordare ogni tappa dell’avvicinamento di Lorenzo al supplizio, e che oggi se ne stanno lì, invisibili, tra il traffico e i negozi del centro storico (nella foto la chiesa dei santi Ippolito e Lorenzo in fonte, dove il diacono venne tenuto prigioniero). E viene voglia di entrare, anche a noi, e pregare “nel silenzio delle nostre chiese”.

Giornalista colto e dalla penna brillante il romanissimo Paolo Mattei non usa mai il metodo del copia e incolla di letture già trite e ritrite. È invece sempre capace di stupirci, andando a scovare tracce del nostro “Cristo romano” anche laddove non te l’aspetti. Come quando racconta della canzone di Francesco De Gregori sul bombardamento alleato del quartiere di san Lorenzo a Roma con quel passaggio su Pio XII, che “in mezzo alla gente

spalancò le ali, sembrava proprio un angelo con gli occhiali”.

Ma anche ci fa sorridere quando narra della deliziosa traduzione in dialetto romanesco, fatta sempre da De Gregori, de L’Infinito di Leopardi, con l’“ermo colle” che campeggia come un “montarozzo” e il vento udito dal poeta che cessa di «stormir tra queste piante» e però «smucìna fra le frasche». Sorprese continue. Come quando Paolo ci parla del dietro le quinte del film di Luigi Magni su san Filippo Neri, State buoni se potete, e ci mostra l’altro volto del regista con fama di anticlericale ma dal nonno portato alla messa nella chiesa di “Pippo buono” a Santa Maria in Valicella: “comunista da quarant’anni e cristiano da venti secoli”.



Solo piccoli assaggi per invogliare una lettura che spazia dai secoli passati fino ai nostri giorni e coinvolge affettivamente, perché tocca e muove ciò che di più caro hanno i cristiani, a Roma e in ogni dove.


 

 

 

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