Il 19 aprile di nove anni fa moriva don Giacomo Tantardini. Lo conobbi quando avevo 20 anni, all'università di Roma: portavo l'eskimo, vendevo con l'amico Saverio il foglio anarchico "Umanità nova" e pensavo di aver chiuso per sempre i conti con la Chiesa. Giacomo aveva appena 26 anni, meno di quanti ne abbiano adesso i miei figli. Ordinato da poco sacerdote, il suo temperamento era un misto singolare di timidezza e irruenza, tenerezza e anticonformismo. Attratto dalla testimonianza di don Giussani, dopo le prime esperienze pastorali in Brianza era stato mandato a studiare a Roma in una sorta di esilio, ma fu sempre grato al suo vescovo perché tra lui e Roma nacque subito un grande amore che, come tutti i grandi amori, durò per sempre.
Fu don Giacomo a riportarmi alla fede cattolica, sperimentata come un "di più" di intelligenza e di affettività. Come accadde a me, la grazia di Dio tramite la fede e l'umanità travolgente di Giacomo nel corso degli anni fecero scoprire il cristianesimo a migliaia di altri giovani che mai, probabilmente, avrebbero messo piede in chiesa. Personalmente lo prego e lo venero come un sacerdote santo.
Dopo la sua morte, nel numero di maggio 2012 di 30Giorni - rivista internazionale di cui fu a lungo anima e ispirazione - venne pubblicato un ricordo di don Giacomo firmato dal cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. Si erano conosciuti grazie a Gianni Valente nel 2005 e Bergoglio, che sapeva delle incomprensioni e le ostilità di cui aveva sofferto don Giacomo, ogni volta che veniva a Roma celebrava la messa con lui nella basilica di San Lorenzo, dove ogni sabato si radunavano per la celebrazione eucarestica i suoi amici, giovani e non più giovani.
Questo è il testo del futuro Papa, tutt'ora reperibile nel sito di 30Giorni:
E' bello ricordare gli amici che non sono più (fisicamente) con noi, ma che continuano ad accompagnare la nostra vita con tutto quello che di bello e di buono hanno seminato in noi e tra noi. E' bello quando ci viene dato non tanto di pensare, quanto di sperimentare che, insieme a tanti altri più o meno conosciuti e più o meno vicini nel tempo, possono essere non solo un ricordo positivo (buono, però in fondo inutile), ma un conforto reale nel presente; senza alcuna nostalgia per qualcosa o qualcuno che non c'è più, ma in un intreccio misterioso tra questo mondo e l'altro, tra la Grazia di Dio e la nostra miseria, che credo abbia a che fare con…